Misure della brillanza del cielo si possono fare anche utilizzando come
rivelatore una lastra o una pellicola fotografica (vedi ad esempio
i lavori di Hoag et al. 1973 e di Kosai e Isobe 1991).
Le lastre e le pellicole possono poi essere analizzate con un
microdensitometro. A causa della risposta non lineare
dell'emulsione fotografica è però necessario calibrare le
lastre o le pellicole con un sensitometro. Questo apparecchio espone una serie di piccole aree in
una zona laterale della lastra, con una sequenza di intensità in
rapporto conosciuto tra loro. Dall'annerimento che si misura in
tali zone si ricostruisce la curva di calibrazione. Se ci si
accontenta di misurare la variazione di intensità con la
posizione sull'immagine e non il suo valore assoluto, il problema
di determinare il punto zero può essere evitato. Altrimenti
occorre utilizzare, come nel caso precedente, una sorgente
campione. Eventualmente si può calibrare il sensitometro.
Foti e Cristaldi (Foti 1992) hanno misurato fotograficamente la brillanza del cielo a distanze di 8 km, 16 km e 24 km dal centro di Catania in 4 direzioni diverse utilizzando per le osservazioni una fotocamera Nikon FM/2 munita di un obiettivo da 50 mm di focale usato all'apertura di f/1.8 su cui era stato montato un sistema ottico "ad occhio di pesce" Nikkor di 50 mm di diametro che ne portava l'angolo di ripresa a circa 180 gradi. La trasmittanza del sistema ottico era stata opportunamente controllata. Il sistema veniva puntato allo zenith e venivano effettuate pose di 50 minuti su pellicola Technical Pan 2415.