Per calcolare la quantità globale  
di luce dispersa in cielo da una intera città si può utilizzare l'espressione precedente 
se si conosce quale è la percentuale media di luce  
dispersa a causa dei 
tre diversi fenomenti sopraelencati e quale è il flusso 
totale di luce 
emesso da tutti i punti luce dell'illuminazione esterna notturna  
della città. Bisogna tenere presente 
che la precedente formula fornisce un risultato corretto solo se  
non ci sono correlazioni tra i parametri. Se, ad esempio molte  
lampade deboli disperdono una piccola percentuale di luce e poche  
lampade molto potenti disperdono una percentuale di luce elevata, 
la precedente espressione sottostima la quantità di luce  
realmente emessa nel cielo. L'espressione esatta da utilizzare  
sarebbe infatti la  2.2. 
Il tipo di lampada, di armatura, di impianto, di superficie 
illuminata variano da città a città e da impianto a impianto.  
Tuttavia dato 
l'elevato numero di punti luce di una città si può in prima  
approssimazione 
supporre che la distribuzione dei vari tipi di impianti, di  
armature e di 
lampade sia non molto diversa in media da città a città ma  
cambi solo la 
quantità totale di luce erogata. In una zona di  
territorio ove 
le caratteristiche di illuminazione possano essere considerate  
sufficientemente 
omogenee, si possono considerare 
,  
 ed 
 in prima approssimazione indipendenti dalla  
città 
considerata cosicché il flusso emesso nel cielo dipende solo dalla quantità totale di luce erogata nella città  
. Essa è 
determinabile consultando le statistiche oppure 
eseguendo uno studio in loco. Alcuni autori  
sviluppando modelli teorici della luminosità del cielo hanno  
assunto che la 
quantità totale di luce erogata in una città sia funzione  
della 
popolazione. Walker (1977) ha ricavato da numerose fonti il flusso 
emesso dalla illuminazione stradale di un certo numero di città  
della 
California ed ha trovato una buona correlazione con la popolazione  
della 
città. Città esclusivamente residenziali  
risultavano avere una 
illuminazione inferiore alla media mentre città fortemente  
industriali 
risultavano avere un illuminazione superiore alla media. Bertiau e i suoi colleghi (1973)  
introdussero un fattore 
moltiplicativo detto coefficiente di sviluppo urbano 
per tenere conto che la quantità di illuminazione è spesso  
legata al livello di sviluppo economico. Lo studio di  
Walker e quelli di Garstang (1986, 1989) indicavano in California negli anni '70 una emissione di luce pro capite di circa 1000 lumen  
per abitante da parte degli impianti di  
illuminazione esterna notturna, dei quali circa 150 lumen per  
abitante andavano direttamente in cielo e circa altrettanti  vi  
erano diffusi dalle superfici illuminate.
In Italia un'analisi dell'illuminazione della città di Padova (Roman, 1995) ha permesso di calcolare che il flusso luminoso emesso nella città è di 719 lumens pro capite cui va aggiunto il flusso prodotto dagli impianti non comunali, una frazione difficile da stimare con esattezza ma presumibilmente attorno al 30%. Il flusso totale pro capite a Padova è quindi dell'ordine di quello utilizzato nei modelli di Garstang. Un analisi dell'illuminazione di un altra città, Asiago, cittadina montana a vocazione turistica e sede dell'Osservatorio Astrofisico dell'Università di Padova, ha fornito un flusso per abitante leggermente inferiore, circa 600 lumens pro capite. Tuttavia in questo totale non sono inclusi gli impianti dipendenti da enti militari quali la sovrintendenza del locale Ossario ai caduti, forte sorgente di inquinamento luminosoinquinamento luminosocontributo è superiore al 10%. Città molto più illuminate di Padova ed Asiago superano facilmente i 1000 lumen pro capite. In termini di potenza consumata per abitante nelle città in genere si va da 10 a 25 w pro capite a seconda anche dell'efficienza media dell'illuminazione installata, a sua volta dipendente dalle quantità di lampade dei diversi tipi che compongono il parco lampade. Nel caso di Padova la potenza totale pro capite è di 13.9 w e l'efficienza media è di circa 51.7 lumen/watt.
Per quanto riguarda il flusso disperso nel cielo in Italia,  
disponiamo delle misure della luminosità del cielo a Catania  
effettuate nel 1990 dal gruppo del prof. Salvatore Cristaldi della locale  
Università (Foti, 1991). Tali misure hanno permesso di ricavare  
che la potenza luminosa totale dispersa nel cielo era di 
1.1 105  watt. Riportando questo valore in lumens, con le ipotesi  
già illustrate nella sezione 3.1.3, e tenendo conto del  
numero di abitanti della città, si ottiene che il flusso  
luminoso disperso nel cielo di Catania
 nel 1990
era di circa 224 lumen pro capite.