Utilizzando uno spettrografo applicato ad un telescopio è
possibile studiare
la distribuzione spettrale della luce del cielo notturno (vedi ad
esempio
Turnrose 1974; Osterbrock et al. 1976; Martin Mateo 1983; Massey
et al. 1990; Osterbrock et al.
1992). La tecnica è la stessa che si utilizza per ricavare lo
spettro di
oggetti estesi. Anche qui il problema è quello di ridurre le
intensità
nella scala dello strumento ad unità di flusso assolute (ad es.
). Questo può essere
fatto
utilizzando come spettro di confronto quello di una stella
standard ma occorre
determinare, come sempre, l'estinzione , che varia in funzione della
lunghezza
d'onda (vedi ad es. Gutierrez-Moreno et al.1969). La calibrazione
in lunghezza
d'onda viene fatta con uno spettro di una sorgente
campione le cui righe di emissione abbiano una lunghezza d'onda
accuratamente
determinata.
In genere le righe più forti nello spettro visibile dovute all'inquinamento luminosoquelle del sodio (NaI), che si sovrappongono a quelle naturali del cielo, e quelle del mercurio (HgI). Osterbrock (1976) ha osservato anche due righe del potassio (KI) a 7665 Åe 7699 Å. Esse probabilmente provengono dalle impurità presenti nelle lampade al sodio. La riga del litio è riportata da Chamberlain (1961) come riga naturale del cielo ma la sua intensità potrebbe in certi casi essere anch'essa dovuta ad impurità nelle lampade al sodio.
Non sempre è necessario studiare tutto lo spettro.
Martin Mateo (1983), ad esempio, si è limitato a misurare l'intensità degli spettri, che
aveva ottenuto con uno spettrofotometro a larga banda (4000-
7000
), in quattro zone centrate su i)
, che
corrisponde ad una emissione del mercurio; ii)
, che è
una misura dell'inquinamento del continuo nella zona blu dello
spettro; iii)
, che è la zona del doppietto del sodio;
iv)
, che è una misura dell'inquinamento del continuo
nella zona rossa dello spettro.