L'osservatore, quale ad esempio l'automobilista, riceve la luce proveniente dal fondo stradale con angoli molto piccoli rispetto al piano stradale. La semplice legge della riflessione indica perciò che per sfruttare nel modo migliore quel comportamento misto di riflessione e diffusione che ha la superficie stradale, occorre che i raggi che incidono su di essa abbiano angoli molto grandi rispetto la verticale, il massimo avendosi quando l'angolo di incidenza è uguale a quello sotto cui l'osservatore riceve tale luce. Nella ricerca di questo obbiettivo, però, bisogna che l'armatura della lampada schermi bruscamente tutta la luce al di sopra di un certo angolo limite rispetto la verticale, altrimenti questa luce arriva negli occhi dell'automobilista che verrà abbagliato. Occorrerà cercare un compromesso tra queste due opposte esigenze.
L'abbagliamento si distingue in fisiologico e
psicologico. Il
primo si quantifica come rapporto percentuale tra la differenza di
luminosità
della sorgente di abbagliamento e dello sfondo rispetto la
luminosità di
quest'ultimo. Il secondo, che è meno grave perché si limita a
produrre un
affaticamento della vista, si quantifica attraverso l'indice G che
va da 1 per
un abbagliamento non tollerabile a 9 per un abbagliamento non
avvertibile. La
Commission Internationale de l'EclairageCIE 1972, 1976) nelle sue raccomandazioni richiede che
ed
nelle autostrade,
ed
nelle strade di
scorrimento negli abitati e
ed
in
quelle
residenziali e commerciali.
Purtroppo i progettisti, preoccupati solo di limitare
l'abbagliamento per
l'automobilista, si limitano, e nemmeno sempre, a mantenere basso
il precedente
rapporto tra luminosità del punto luminoso visto
dall'automobilista e livello
dell' illuminazione della superficie stradale, senza curarsi del
valore
assoluto della quantità di luce che l'apparecchio invia fuori
dalla zona di
suolo stradale che deve illuminare.
È questo valore assoluto che produce l'inquinamento ottico e l'inquinamento luminoso.